
Giancarlo Dotto firma su La Gazzetta dello Sport l’editoriale: «Jannik ora ci ha conquistato. La sua magia lascerà il segno». Proponiamo due passaggi.
Tra un passante e un rovescio incrociato, tra un boato e un coro, Jannik ha scoperto la bellezza torrida di essere nostro e di ritrovarsi italiano. Sentirsi italiani per adozione avvenuta, conclamata e plebiscitaria. Cosa di più bello? Cosa di più illuminante per un Paese che ancora dibatte il dubbio, nella sua pancia più triviale, se abbia diritto di sentirsi e dirsi italiano chi lo ha dimostrato con l’appartenenza, la dedizione, l’amore svelato, e non per un mero fatto di sangue o di etnia. Noi con Jannik e lui con noi
Sono state le parole di un ragazzo finalmente pronto a “sentirsi” oltre che dirsi italiano. Le Finals di Coppa Davis, da giovedì, ci racconteranno questo e sarà, comunque vada, un bel racconto. Da qui in poi, siatene certi, la finalmente e definitivamente “nostra” Volpe Rossa giocherà per la “sua” Nazionale anche con un braccio ingessato.
Le polemiche non sono mancate. Dalla pagina storica del basket italiano “La Giornata Tipo” che ha scritto: «La violenza fa schifo in tutte le sue forme, anche in questa».
Al Fatto che parla di “nuovo attacco”.
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