
Dopo il ritiro all’Atp Marsiglia 250, Jannik Sinner si prepara a vivere un piccolo periodo di pausa. La prossima settimana il tennista italiano partirà per la California, dove dall’8 marzo sarà protagonista dell’Atp Indian Wells 1000.
I’m sad to have withdrawn from Marseille last night. I was really looking forward to play here, but have been feeling unwell the last few days and I didn’t recover in time to play my match
— Jannik Sinner (@janniksin) February 24, 2023
Time to rest and recover after a really good few weeks 🙏🏼🦊 #forza pic.twitter.com/ZsE7OxhzL4
Il percorso nel 2023
Jannik Sinner è attualmente numero 12 del mondo, anche se potrebbe essere sorpassato da Cameron Norrie in caso di successo su Carlos Alcaraz all’Atp Rio 500.
Il prospetto di San Candido, dopo i problemi di Adelaide, ha giocato gli ottavi agli Australian Open, vinto l’Atp Montpellier 250 e giocato la finale dell’Atp Rotterdam 500 contro Daniil Medevedev. Il russo ha peraltro già vinto due tornei queast’anno.
La prospettiva
Jannik Sinner, come tutti i grandi tennisti di riferimento attuali, dedicherà il mese di marzo ai due Masters 1000 su cemento degli Stati Uniti, Indian Wells e Miami.
Vi arriva in una buona condizione di forma, indubbiamente rinvigorito dal successo francese, ma anche dalla vittoria su Stefanos Tsitsipas in Olanda, avversario con cui era incappato in quattro ko in fila (tre senza vincere set) dopo i sedicesimi di Roma del 2020.
Simone Vagnozzi, allenatore del giocatore con Darren Cahill, ha ancora una volta più di chiunque altro inquadrato il momento del ragazzo: «Jannik non avrà mai il fisico di Alcaraz, che a 18 anni era già un uomo. Ma entro tre anni lo porteremo ad avere il miglior fisico possibile senza snaturarne le caratteristiche. Non bisogna avere fretta e spingere troppo con i carichi di lavoro atletici, sarebbe come lanciare un boomerang, ci si ritorcerebbe contro».
Sono parole importanti, perché raccontano il presente senza porre preclusioni al futuro. Nella sua carriera Jannik è stato il più giovane vincitore di sempre di un Atp 500, il più giovane finalista di un 1000 e dai tempi di Nadal non si vedeva un talento così verde ai quarti di uno Slam, o capace come Nole di essere tra i primi otto in tutti e quattro i major.
Poi è arrivato Carlos Alcaraz. Ovvero un ragazzino capace di vincere un 1000, e uno Slam, nel 2023 che ha incoronato anche Holger Rune a Parigi-Bercy in una memorabile finale con un certo Djokovic.
Sono aggiornamenti in un libro dei record che rischiano di avere, per chi viene sorpassato, un fastidioso, a volte soffocante, retrogusto di emergenza. Quello che, per intenderci, ha soffocato nel golf mondiale la crescita di un altro “baby boom” come Matteo Manassero.
Simone Vagnozzi, in tal senso, inquadra la situazione “Alcaraz ha già un fisico adulto”, e al tempo stesso non pone limiti alla provvidenza: «Puntiamo alle ATP Finals di novembre. Per riuscirci serve avere continuità di rendimento e fare risultato nei grandi Open».
Insomma, si può non essere Alcaraz oggi mantenendo obiettivi ambiziosi, e non ponendosi limiti sul medio-lungo termine. Non servono confronti, ma percorsi. Il 2023 di Jannik Sinner promette bene. Conta solo questo.
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