Matteo Berrettini, dalla beffa di Wimbledon a mesi di crisi. Ma Melbourne può essere la scossa

Matteo Berrettini Acapulco
Matteo Berrettini United

Amaro rientro in Italia per Matteo Berrettini. Il ko con Andy Murray costa 420 punti e l’uscita dalla Top 20, dove era ospite fisso dal 26 agosto 2019.

Matteo, che solo il 31 gennaio 2022 toccava il top in carriera, il numero 6 dell’Atp Tour, dovrà rilanciare da capo la sua rincorsa alle Finals in un 2023 che può trovare sul cemento USA e sulla terra le prime iniezioni di ossigeno, in vista del grande sogno denominato Wimbledon.

Ma sono obiettivi, per un campione che in primo luogo dovrà lavorare sulla testa. In tal senso, il passo falso del romano è ben diverso da quello del collega di Carrara, Lorenzo Musetti, pregiudicato in Australia da problemi personali e piccole ingenuità figlie dell’età.

Berrettini contro Murray ha mal interpretato il match, affidandosi in una folle rincorsa solamente al servizio, prima di pagare carissimo un singolo errore che ha ridonato energie ad un avversario ben più rodato, esperto, gelido nei momenti che contano.

In Italia il giocatore ha patito ogni accusa possibile, come consuetudine. Dall’assenza di un rovescio ad una vita troppo congestionata dai riflettori. Ma se nel primo caso parliamo di una carenza propria del Matteo Berrettini numero 6 del mondo, come del Matteo Berrettini di oggi, nel secondo non esistono né indizi né prove, a meno che si voglia dimenticare quanto fatto sull’erba europea prima del clamoroso caso Covid alla vigilia di Wimbledon.

Il Berrettini di oggi è il Berrettini di ieri, campione generoso che prova a rendersi utile in ogni occasione, come accaduto in Davis. Ma è anche un giocatore che deve ricostruire certezze, fiducia, solidità. E certamente sprovvisto di un “piano B” che, nell’arco di una gara, possa garantire risorse quando la prima di servizio balbetta. La rincorsa di Wimbledon 2022, finita poi con la beffa peggiore, pare averlo svuotato. 

Da luglio i picchi sono stati la finale a Gstaad e i quarti agli US Open (out sempre con Ruud), la consuetudine i ko al primo turno di Montreal, Cincinnati e Firenze, prima dell’ultimo atto con Musetti a Napoli.

Mesi di mediocrità che le buone prove in Davis e United Cup non hanno potuto modulare. L’Australian Open è solo un altro capitolo della medesima narrazione, per quanto Andy Murray non possa che essere considerato come il peggior cliente possibile ad un primo turno dello Slam.

Ma, forse, l’Australia può essere scossa. Matteo Berrettini torna in Italia sapendo che, oggi, infortuni e sfortuna non possono più essere il primo tema di analisi. Il ragazzo si ritrova fuori dai 20 senza giustificazioni, non certo verso l’esterno, quanto verso sè stesso. 

Si riparte dal talento. Con una sola certezza: a 26 anni, il meglio deve ancora venire.

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